Neoliberalismo e neopopulismo in America Latina. I casi di Messico e Argentina negli anni Novanta
20.11.2010
Veronica Ronchi
Il Mulino, FEEM Series
Alla fine degli anni Ottanta del Novecento le politiche neoliberali, che
avevano trionfato nei maggiori paesi sviluppati, furono adottate in
America Latina in modo pressoché uniforme per stimolare la crescita
economica attraverso la liberalizzazione di beni, lavoro e capitale, leÂ
privatizzazioni e la deregulation. Protagonista nell’attuazione di
questi cambiamenti radicali fu il presidenzialismo di matrice
neopopulista e insieme neoliberale: un fenomeno inedito. Esso
riattualizzò stili di leadership tipici del passato e, in tal modo, creò
le condizioni necessarie per realizzare, con il consenso popolare, le
riforme di mercato. In Messico e in Argentina – paesi che si pongono
come paradigmatici di questo processo – Carlos Salinas de Gortari e
Carlos Menem ne rappresentano i due maggiori esempi, a capo di due delle
più importanti economie iberoamericane. Gli aggiustamenti strutturali
da entrambi intrapresi riaccesero le speranze della popolazione, che,
nel breve termine, non soltanto non furono disattese, ma generarono la
stabilità sperata. Il successo fu però troppo breve. Il fallimento delle
riforme di mercato, in questi paesi come nel resto dell’America Latina,
non tardò a manifestarsi con il restringimento della base produttiva,
la dipendenza della regione dall’esportazione di materie prime e la
sempre maggiore polarizzazione della ricchezza. E l’America Latina,
abbandonato il modello neoliberale, continua ancor oggi a vivere leÂ
contraddizioni allora generatesi, restando, dal punto di vista politico,
legata a modelli di populismo e, sotto il profilo delle politiche
economiche, ancora priva di un modello di sviluppo alternativo.
Alla fine degli anni Ottanta del Novecento le politiche neoliberali, che avevano trionfato nei maggiori paesi sviluppati, furono adottate in America Latina in modo pressoché uniforme per stimolare la crescita economica attraverso la liberalizzazione di beni, lavoro e capitale, le privatizzazioni e la deregulation. Protagonista nell’attuazione di questi cambiamenti radicali fu il presidenzialismo di matrice neopopulista e insieme neoliberale: un fenomeno inedito. Esso riattualizzò stili di leadership tipici del passato e, in tal modo, creò le condizioni necessarie per realizzare, con il consenso popolare, le riforme di mercato. In Messico e in Argentina – paesi che si pongono come paradigmatici di questo processo – Carlos Salinas de Gortari e Carlos Menem ne rappresentano i due maggiori esempi, a capo di due delle più importanti economie iberoamericane. Gli aggiustamenti strutturali da entrambi intrapresi riaccesero le speranze della popolazione, che, nel breve termine, non soltanto non furono disattese, ma generarono la stabilità sperata. Il successo fu però troppo breve. Il fallimento delle riforme di mercato, in questi paesi come nel resto dell’America Latina, non tardò a manifestarsi con il restringimento della base produttiva, la dipendenza della regione dall’esportazione di materie prime e la sempre maggiore polarizzazione della ricchezza. E l’America Latina, abbandonato il modello neoliberale, continua ancor oggi a vivere le contraddizioni allora generatesi, restando, dal punto di vista politico, legata a modelli di populismo e, sotto il profilo delle politiche economiche, ancora priva di un modello di sviluppo alternativo.