Lo spreco alimentare, pianificazione e circolarità
10.07.2020
Giulia Lucertini (EPiC | FEEM@Iuav); Francesco Musco (EPiC | FEEM@Iuav)
I temi relativi all’alimentazione e alla produzione di cibo hanno, negli ultimi anni, ottenuto un’attenzione sempre maggiore, sia da parte delle istituzioni sia dei cittadini. Tra i temi più rilevanti, ma non ancora pienamente studiato, si trova lo spreco alimentare. Lo spreco alimentare annuo ha un valore economico diretto stimato pari a 750 miliardi di dollari, che se considerato in correlazione con i costi dei danni ambientali generati può arrivare a 2600 miliardi di dollari. Nonostante questo ingente impatto economico non molto è stato fatto per limitare o recuperare queste perdite. Solo recentemente alcune iniziative, stimolate principalmente dal dibattito sull’economia circolare o dalla realizzazione dei piani urbani del cibo, hanno portato ad azioni concrete. Tuttavia, queste iniziative benché numerose non hanno ancora un carattere sistemico e diffuso, restano principalmente esempi virtuosi locali che, pertanto, non riescono ancora ad incidere efficacemente sulla riduzione dello spreco alimentare.
I temi relativi all’alimentazione e alla produzione di cibo hanno, negli ultimi anni, ottenuto un’attenzione sempre maggiore, sia da parte delle istituzioni sia dei cittadini. Tra i temi più rilevanti, ma non ancora pienamente studiato, si trova lo spreco alimentare. Lo spreco alimentare annuo ha un valore economico diretto stimato pari a 750 miliardi di dollari, che se considerato in correlazione con i costi dei danni ambientali generati può arrivare a 2600 miliardi di dollari. Nonostante questo ingente impatto economico non molto è stato fatto per limitare o recuperare queste perdite. Solo recentemente alcune iniziative, stimolate principalmente dal dibattito sull’economia circolare o dalla realizzazione dei piani urbani del cibo, hanno portato ad azioni concrete. Tuttavia, queste iniziative benché numerose non hanno ancora un carattere sistemico e diffuso, restano principalmente esempi virtuosi locali che, pertanto, non riescono ancora ad incidere efficacemente sulla riduzione dello spreco alimentare.