Questo numero di “Equilibri” ruota intorno agli effetti del cambiamento climatico in atto e alle urgenti politiche di contrasto, condivise da tutti i governi della Terra, che però mancano di un programma di azioni immediate e coordinate. I rapporti di forza attraverso la lotta e il negoziato sulla produzione e la redistribuzione, in un quadro di risorse limitate, potranno essere modificati con un lungo lavoro di affinamento per evitare la “catastrofe”.

La “transizione”, infatti, non è un fatto tecnico né immediato – il semplice passaggio da una situazione a un’altra – ma un processo storico identificato con una particolare fase di trasformazione della società. Quella in cui la riproduzione dei rapporti economico-sociali si trova ad affrontare difficoltà sempre maggiori e contestualmente appaiono nuove istituzioni, attori e forze produttive capaci di rispondere alla crisi che si è manifestata.

L’aspetto inedito dell’attuale “transizione ecologica” è che deve essere rapida (da realizzarsi entro il 2050) ed è indotta dall’alto, grazie a una cooperazione internazionale, mai vista in passato, tra più Stati con economie differenti e confliggenti quanto a sviluppo e governo. E questa specifica transizione porta con sé originali forme di interpretazione che, grazie al web, diventano globali e passano dalle buone pratiche sui territori all’azione collettiva di stampo ambientalista, dall’immaginario artistico alla COP26. Azioni che cercano di immaginare un assetto istituzionale, economico e politico all’altezza della crisi ecologica in cui viviamo.