Il mondo ci sta entrando in casa. Ogni giorno siamo in contatto con
persone, prodotti, immagini provenienti da paesi un tempo lontani. In
questo mondo ‘globale’, quasi per paradosso, si moltiplicano i richiami
alla difesa dell’identità perduta. Movimenti localistici e di
ispirazione xenofoba aumentano i loro consensi in molti paesi mentre
Merkel e Cameron dichiarano fallito il multiculturalismo, come un
tentativo ingenuo di convivere tra diversi. Allo stesso tempo, la
Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale (Unesco, 2001)
stabilisce che la diversità culturale è «base dello sviluppo inteso non
solo in termini di crescita economica, ma anche quale mezzo per
raggiungere un’esistenza più soddisfacente da un punto di vista
intellettuale, emotivo, morale e spirituale». Questo libro intende
affrontare il contrasto evidente tra queste posizioni focalizzando su
due domande fondamentali: può la diversità rappresentare una ricchezza
per lo sviluppo delle nostre società? Quali strutture, politiche,
iniziative sono necessarie per costruire spazi e comunità dove le
differenze possano interagire positivamente? La prospettiva è quella
della sviluppo sostenibile. Questo ci impone di considerare i problemi
di giustizia sociale e di tener conto del benessere delle generazioni
future. Nella prima parte vengono riviste in modo critico le nozioni di
diversità e sostenibilità. Nella seconda vengono analizzate le possibili
relazioni tra diversità e sostenibilità, proponendo il concetto di
«diversità sostenibile» come un’utopia realistica. Nella terza parte,
vengono delineate alcune proposte per un approccio alla diversità che
permetta di minimizzare le potenziali aree di conflitto e massimizzare i
potenziali benefici.

Il mondo ci sta entrando in casa. Ogni giorno siamo in contatto con persone, prodotti, immagini provenienti da paesi un tempo lontani. In questo mondo ‘globale’, quasi per paradosso, si moltiplicano i richiami alla difesa dell’identità perduta. Movimenti localistici e di ispirazione xenofoba aumentano i loro consensi in molti paesi mentre Merkel e Cameron dichiarano fallito il multiculturalismo, come un tentativo ingenuo di convivere tra diversi. Allo stesso tempo, la Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale (Unesco, 2001) stabilisce che la diversità culturale è «base dello sviluppo inteso non solo in termini di crescita economica, ma anche quale mezzo per raggiungere un’esistenza più soddisfacente da un punto di vista intellettuale, emotivo, morale e spirituale». Questo libro intende affrontare il contrasto evidente tra queste posizioni focalizzando su due domande fondamentali: può la diversità rappresentare una ricchezza per lo sviluppo delle nostre società? Quali strutture, politiche, iniziative sono necessarie per costruire spazi e comunità dove le differenze possano interagire positivamente? La prospettiva è quella della sviluppo sostenibile. Questo ci impone di considerare i problemi di giustizia sociale e di tener conto del benessere delle generazioni future. Nella prima parte vengono riviste in modo critico le nozioni di diversità e sostenibilità. Nella seconda vengono analizzate le possibili relazioni tra diversità e sostenibilità, proponendo il concetto di «diversità sostenibile» come un’utopia realistica. Nella terza parte, vengono delineate alcune proposte per un approccio alla diversità che permetta di minimizzare le potenziali aree di conflitto e massimizzare i potenziali benefici.