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Quanto potrebbero costare al sistema economico italiano i probabili impatti futuri dei cambiamenti climatici?
Il primo tentativo di rispondere a questa domanda è contenuto nel libro "Cambiamenti climatici e strategie di adattamento in Italia. Una valutazione economica" (Il Mulino editore, 2008) a cura di Carlo Carraro, che sarà al centro di un incontro pubblico organizzato presso la sede della Fondazione Eni Enrico Mattei (Corso Magenta 63, Milano), il 19 marzo 2009, alle ore 18.00.

Milano, 19 marzo 2009 – ore 18.00  – Il mancato adattamento ai cambiamenti climatici potrebbe costare al sistema economico italiano nel 2050 una perdita di Pil compresa tra lo 0,12 e lo 0,20%, pari a una  riduzione del reddito nazionale di circa 20/30.000 milioni di euro, l’equivalente di un’importante manovra finanziaria. Cifre che nel 2100 potrebbero raggiungere livelli assai più elevati.

Se ne discuterà domani alle ore 18.00 presso la Fondazione Eni Enrico Mattei in occasione della presentazione del libro "Cambiamenti climatici e strategie di adattamento in Italia. Una valutazione economica". Il libro è frutto di una serie di studi svolti dai ricercatori della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), nell’ambito di un progetto APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici – ora ISPRA)- CMCC (Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici) su "Impatti del Cambiamento Climatico in Italia e Politiche di Adattamento". 

La ricerca offre una valutazione macroeconomica delle implicazioni del cambiamento climatico sul sistema italiano e punta l’attenzione sulle politiche che dovranno essere adottate e sugli ingenti investimenti che saranno necessari per fronteggiare i cambiamenti climatici e per rendere i nostri sistemi economici meno vulnerabili.

In Italia, 16.500 km quadrati di terreno sono considerati vulnerabili al rischio di desertificazione, il che vuol dire che per questi terreni è prevista una diminuzione di resa agricola che, in completa assenza di politiche e strategie di adattamento, potrebbe essere tradotta in una cifra che oscilla tra gli 11,5 (nel caso di terreni adibiti a pascolo) e i 412,5 milioni di dollari l’anno (nel caso di terreni irrigati). Un altro esempio: l’innalzamento della temperatura potrebbe costare nel 2030 una diminuzione del turismo straniero sulle nostre Alpi del 21,2%, mentre nel 2080 i danni del cambiamento climatico sulle aree costiere della penisola sarebbero pari a 108 milioni di dollari in assenza di politiche e strategie di adattamento, costo che invece scenderebbe a circa 17 milioni se si adottassero azioni di protezioni delle coste. Dati significativi si possono trarre anche dall’osservazione di eventi passati, come ad esempio l’ondata di calore del 2003: se in quell’occasione avessimo adottato misure di adattamento, si sarebbero potuti risparmiare 134 milioni di euro.

Intervengono con Carlo Carraro:  

  • Alessio Capriolo, ISPRA
  • Stefano Caserini, DIIAR, Politecnico di Milano
  • Sergio Castellari, CMCC e INGV

Modera

  • Giovanni Carrada, giornalista scientifico e autore di Superquark