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Nel 2007 sul mercato internazionale sono stati scambiati circa 43 miliardi di euro di quote e permessi di riduzione delle emissioni di gas-serra. In un convegno organizzato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei, Linklaters e AMEC  sono stati discussi gli aspetti giuridici, tecnici ed economici del mercato internazionale del carbonio.

Milano, 13 marzo 2009. Le emissioni dei gas-serra e i conseguenti cambiamenti del clima in atto sono fra le tematiche ambientali più urgenti che la comunità internazionale si trova oggi a dover affrontare. Gli strumenti di mercato introdotti dal Protocollo di Kyoto nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) rappresentano le risposte tangibili che oggi i Governi e le autorità competenti, le imprese ed altri attori chiave nel settore privato devono considerare nella definizione delle loro strategie di sviluppo.

Di questi strumenti si è discusso a Milano in occasione del convegno su Il ‘carbon market’ e i meccanismi flessibili: aspetti giuridici, tecnici ed economici, organizzato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), dallo studio legale Linklaters e dai consulenti tecnici di AMEC, ospitato dalla FEEM presso la propria sede di Milano.

Il Protocollo di Kyoto, concordato nell’ambito della UNFCCC nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005, impegnando 38 paesi industrializzati a ridurre le emissioni di gas-serra in media del 5.2%  rispetto ai livelli del 1990 entro il primo periodo di riferimento (i.e.2008-2012) ha infatti creato un vero e proprio mercato delle emissioni, quale strumento flessibile e più conforme alle esigenze dei settori produttivi al fine di ottenere un più efficace ed efficiente controllo delle emissioni a livello globale. Attraverso il  mercato, dunque, i cosiddetti meccanismi flessibili – Joint Implementation (JI), Clean Development Mechanism (CDM) e International Emission Trading (IET)- consentono ai paesi industrializzati di adempiere ai propri obblighi di riduzione delle emissioni a costi inferiori, investendo in progetti di riduzione delle emissioni in paesi in via di sviluppo ( CDM) o in altri paesi sviluppati, come ad esempio quelli dell’Est Eeuropeo (JI),  o ancora acquistando sul mercato internazionale le quote di emissione (IET), a costi inferiori rispetto ai propri costi marginali di riduzione.

Numerose sono le esperienze già attuate in merito in ambito internazionale, sia da attori privati che pubblici, prima fra tutte la creazione del mercato europeo di scambio di quote di emissione, attuata con la direttiva 2003/87/CE ed in vigore dal Gennaio 2005 (cd. EU ETS  Emission Trading Scheme),  o ancora la realizzazione di numerosi progetti privati per la riduzione delle emissioni. I numeri testimoniano che il ‘carbon market’ è ormai una realtà importante: nel 2007 (fonte World Bank 2008) venivano scambiati sul mercato internazionale del carbonio 2.983 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, pari ad un valore finanziario di 42.689 milioni di  euro. Il sistema EU ETS rappresentava circa il 78% dei permessi/quote scambiati sul mercato internazionale. Entro il 2012 si stima inoltre (Fonte UNEP Risoe Centre, marzo 2009) che si possano ottenere riduzioni di emissioni da progetti CDM pari a circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2, con un ulteriore potenziale di riduzione delle emissioni dei progetti ancora in fase di preparazione stimata a circa 3 milioni di tonnellate.

Le criticità e i vincoli, sia tecnici che giuridici, come anche le opportunità del ‘carbon market’ per il settore privato in Italia sono state analizzate e discusse  anche in prospettiva dei futuri scenari post 2012 e sulla base delle politiche europee di settore.

Bernardo Bortolotti, direttore della FEEM, ha aperto la giornata di lavori. Il responsabile della ricerca ambientale della FEEM, Carlo Carraro, il responsabile delle attività Europa continentale di AMEC, Timothy M. Conley, Tessa Lee e Giovanna Landi, di Linklaters, hanno introdotto gli interventi degli esperti a livello italiano e  internazionale.

Economisti, tecnici e giuristi hanno illustrato le caratteristiche e gli elementi  cruciali del ‘carbon market’ e dei meccanismi flessibili, riportando anche esperienze dirette sviluppate in ambito internazionale nella riduzione delle  emissioni, con particolare riferimento ai progetti "CDM". Enfasi è stata posta in particolare sulle potenzialità dei progetti di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS, carbon capture and storage), sulle criticità riscontrate in questa prima fase di vita e di attuazione del Protocollo di Kyoto,  e sulle prospettive future dei meccanismi flessibili, 

A seguire, la tavola rotonda, moderata da Massimo Gallanti, di CESI Ricerca e direttore di "L’energia Elettrica", con interventi di rappresentanti di società di settore impegnate nello sviluppo di progetti di riduzione delle emissioni, di istituti di finanziamento, nonché di analisti delle politiche, tecnici, e di un rappresentante del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Sono stati discussi in particolare: le dinamiche dei prezzi nel mercato del carbonio in questa seconda fase del sistema EU ETS, anche in relazione alla  crisi finanziaria; la realizzabilità degli obiettivi del pacchetto sull’efficienza energetica europeo (obiettivo 20-20-20) al 2020, guardando in particolare alla capacità dell’Italia di adempiere agli obiettivi di Kyoto e del pacchetto europeo; il potenziale dei progetti CDM, soprattutto per le imprese italiane, e in particolare le sfide relative ai progetti CCS; e la percezione degli operatori italiani sull’evoluzione e le prospettive del "carbon market".