2 minuti di lettura

(AGI) – Milano, 12 dic. – In occasione dell’ottavo forum annuale di Politeia, che quest’anno tratta il rapporto fra ‘business e diritti umani’, il centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica e la FEEM (Fondazione Eni Enrico Mattei), hanno scelto di ricordare la figura di Antonio Cassese, professore di Diritto internazionale che e’ stato anche il primo presidente del Tribunale sui crimini nella ex Jugoslavia, attraverso la presentazione del libro "L’esperienza del male".

Il testo, spiega il giornalista Giorgio Acquaviva, che lo ha scritto assieme al professore, trova le sue origini nell’86, quando Cassese "scrisse un articolo in cui si poneva un problema sulle convenzioni internazionali, che prevedono tutele per i civili solo per le guerre fra Stati, mentre nelle guerre interne non c’e’ alcuna tutela". Lo scritto, ricorda il giornalista, "fece scalpore" e anche se la questione sembrava sopita, riemerse proprio grazie a Cassese che, occupandosi della ex Jugoslavia, con la ‘sentenza Tadic’ riusci’ per la prima volta ad affermare questo principio.

"Questa discussione – ha fatto eco Salvatore Veca dell’Istituto di studi superiori di Pavia – e’ incentrata sul testamento spirituale del professore, ovvero sulla volonta’ di rispondere a come si fa, essendoci questioni come guerre fra gli Stati, che esercitano una coercizione sulle vittime, a porre un argine". Per Veca, Cassese arriva ad una risposta: "e’ terribilmente difficile ridurre il tasso di violenza, ma questa difficolta’ non dev’essere tradotta in impossibilita’".

Un’opinione condivisa anche da Paola Gaeta, che si occupa di Diritto umanitario internazionale e di diritti umani all’universita’ di Ginevra e che e’ stata anche allieva di Cassese.  "Il libro – ha aggiunto – e’ di straordinaria attualita’, affronta i temi di una vita, dalle prime esperienze fino agli ultimi giorni: e’ il suo testamento scientifico e parte dalla necessita di divulgare, di rendere accessibii temi tecnici e apparentemente distanti dall’opinione pubblica, affinche’ possa agire da pungolo". Oltre a questo, ha concluso, c’e’ "un filo d’Arianna tra i grandi temi del diritto internazionale, quelli in cui il rapporto politica-diritto e’ in maggior tensione", con la riproposizione "della necessita’ di trovare il punto di non-rottura". (AGI)

 

***
Leggi l’articolo sui AGI.it

Visita il sito