4 minuti di lettura

Focus

A partire dai primi anni 2000, l’Africa subsahariana ha compiuto importanti passi verso una maggiore stabilità e verso il raggiungimento degli SDGS previsti dall’Agenda 2030. La regione è attraversata da profonde trasformazioni di carattere economico, politico e sociale. Da un punto di vista economico, alcuni degli stati africani stanno attraversando una fase di crescita rapida e sostenuta, che convive però con nicchie di sottosviluppo. Sotto un profilo politico, l’adozione di riforme democratiche ha favorito l’introduzione di meccanismi elettorali e delegittimato il ricorso a colpi di stato, nonostante in alcune aree l’instabilità sia a tutt’oggi presente. Infine, la crescita demografica del continente ha registrato tassi straordinariamente elevati. L’insieme di questi mutamenti ha prodotto ripercussioni sulla stabilità del continente.

L’Africa subsahariana è in una posizione unica per trarre vantaggio dall’economia digitale: è giovane (il cosiddetto “dividendo demografico” contribuisce all’incremento del Pil); meglio educata che in passato (l’alfabetizzazione è quasi ovunque al 70 percento); più ricca (il tasso di povertà estrema è calato dal 56 al 35 percento dal 1990); e vi è un rischio minore di contrarre Aids e malaria (tra il 2000 ed il 2012 la mortalità per malaria è calata del 50 percento). Un terzo della popolazione è in possesso di un telefono cellulare, i sistemi di moneta elettronica (e-mobile systems) sono in rapida espansione (si veda il successo di M-Pesa in Kenya), ed una rete di start-up ispirato alla Silicon Valley si sta velocemente sviluppando, con 200 centri d’innovazione già esistenti e finanziamenti in crescita letteralmente esponenziale.

Per sostenere queste nuove dinamiche, la regione sta registrando un cospicuo aumento di investimenti nell’energia pulita e proseguendo su questa strada potrebbe emanciparsi dalla sua dipendenza energetica, che da sempre costituisce uno dei principali ostacoli al suo sviluppo. Il futuro energetico dell’Africa passa inevitabilmente per le fonti rinnovabili. Meno del 25% delle abitazioni dell’Africa Sub-sahariana ha oggi accesso all’elettricità, appena il 10% nelle aree rurali. Come risposta, i governi cercano una soluzione nelle energie rinnovabili, fissando obiettivi sempre più ambiziosi e investendo in tecnologie solari, eoliche e geotermiche. Secondo l’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili (Irena), la quota di energia da rinnovabili in Africa potrà passare, in media, dal 17% del 2009 al 50% nel 2030.

Summer School

Con l’obiettivo di spiegare e meglio comprendere i processi di transizione in atto, la Fondazione Eni Enrico Mattei e il Politecnico di Bari hanno organizzato dal 24 al 28 giugno 2019 la Summer School “Energy Management e Digital Innovation per lo Sviluppo Sostenibile in Africa Subsahariana”.

La summer school ha fornito informazioni e organizzato momenti di discussione su tre linee fondamentali:

  • l’interpretazione dello scenario e l’individuazione dei problemi sociali ed economici;
  • l’analisi specifica del settore energia;
  • l’individuazione dei fattori di cambiamento e innovazione.

Il pubblico a cui si è rivolta sono stati gli studenti universitari, la società civile e le istituzioni. Esperti nazionali ed internazionali hanno offerto  ai partecipanti spunti di riflessione critica e strumenti di lavoro, affiancati da laboratori condotti da tutor provenienti dal mondo delle imprese e della ricerca universitaria.

Nella parte finale, la summer school è stata volta a fornire un quadro delle metodologie di cambiamento, non completamente centrate sull’innovazione tecnologica, ma rivolte a strumenti di innovation management e di cambiamento culturale come elementi fondamentali dei processi di crescita e trasformazione.

In particolare, significative sono state le lezioni di Mario Giro (Università degli Stranieri di Perugia) che, grazie al lavoro svolto al Ministro degli Esteri, ha saputo conciliare una lezione accademica con attività sul campo; quelle delle due ospiti africane, Funké Michaels (University of Nairobi) e Ruth Ndegwa (Kenya Climate Innovation Center) che hanno saputo portare una visione autoctona sulla condizione del continente (con le prospettive di crescita e le criticità che affronta l’Africa) e la lezione di chiusura finale tenuta da Vito Albino (Politecnico di Bari) e Giulio Sapelli (Consigliere di Amministrazione della Fondazione Eni Enrico Mattei), che insieme hanno saputo ricostruire punti di vista sia tecnici sia storici, ben intrecciati, sullo sviluppo sostenibile e le prospettive africane. 
In questa direzione è stata particolarmente utile la giornata del 27 giugno, attraverso l’applicazione pratica del metodo “Lego Serious Play”: con l’ausilio di facilitatori, gli studenti hanno sviluppato il tatto come metodologia centrale di analisi e di sviluppo creativo, affrontando in una nuova ottica il problema del cambiamento e della trasformazione digitale.

Visita il sito web della Summer School