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Le alluvioni rappresentano il fenomeno naturale che produce il danno socio-economico maggiore, tra le catastrofi naturali, con milioni di persone coinvolte e miliardi di euro di danni stimati ogni anno. I dati degli ultimi anni confermano un impatto delle piene fluviali, urbane e costiere a trend crescente con danni e vite perse in aumento rispetto alla media delle ultime decadi. Stimare preventivamente la massima intensità, frequenza ed estensione delle piene diventa fondamentale per prevenire e mitigare il loro devastante impatto. I modelli idrodinamici consentono allo stato attuale di simulare con accuratezza gli effetti delle alluvioni, ma l’incertezza ed i costi di implementazione di tali strumenti sono significativi, a volte proibitivi, soprattutto per applicazioni su scala continentale. In molti casi, soprattutto per i programmi di pianificazione territoriale ed urbana su larga scala, la perimetrazione della massima estensione delle aree a rischio idraulico è sufficiente per individuare e priorizzare le misure di salvaguardia più efficienti anche considerando la variabilità, distribuzione e pressione demografica, economica e climatica. La morfologia del terreno – disponibile oggigiorno da rilievi satellitari con elevata accuratezza e risoluzione – include implicitamente l’informazione della traccia lasciata dalle alluvioni storiche. Un team internazionale di ricercatori ha di recente pubblicato gli esiti di una ricerca che, sfruttando tale immediato principio morfologico, ha consentito di “scoprire” e quantificare l’Impatto delle alluvioni su scala globale. La release del prodotto scientifico GFPLAIN, il primo dataset mondiale di delineazione su base geomorfologica delle aree di pertinenza fluviale a rischio idraulico, ed il relativo tool GFPLAIN (disponibili rispettivamente come Open Data ed Open source) sono stati l’oggetto di una pubblicazione della rivista Scientific Data. Successivamente una Brief communication è stata da poco pubblicata sulla rivista Natural Hazards and Earth System Sciences (NHESS) con focus sul continente africano. Questa ricerca si inserisce nel contesto delle attività in corso di sviluppo del progetto FEEM Africa Water & Citizens NEXT Generation Sustainable Economy (AFRI-NEXT) coordinato dal prof. Fernando Nardi , autore principale del progetto di ricerca GFPLAIN, direttore del Centro WARREDOC dell’Università per Stranieri di Perugia e coordinatore scientifico del progetto “Water and SDGs” dell’area di ricerca Agenda 2030 presso Fondazione Eni Enrico Mattei.

GFPLAIN250m, a global high-resolution dataset of Earth’s floodplains