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Clima: il piano segreto degli ingegneri per salvare il pianeta

16:36 (AGI) – Milano, 17 apr. – L’allarme clima mobilita la scienza: c’è un piano segreto a cui lavorano alcune delle menti più brillanti del mondo scientifico mondiale per decarbonizzare il pianeta e azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050. Nel progetto sono coinvolti ingegneri, architetti, tecnici, biochimici, periti e docenti universitari, che sono stati chiamati a raccolta a inizio aprile a Milano. A organizzare l’incontro Jeffrey Sachs, l’economista e saggista americano che guida l’Earth Institute alla Columbia University, e la Fondazione Eni Enrico Mattei: 54 cervelli tutti insieme si sono ritrovati a porte chiuse, sessioni plenarie e diversi panel tematici – negli spazi messi a disposizione dal quartier generale della Fondazione Eni Enrico Mattei, a Milano – per scambiarsi idee, preoccupazioni ma soprattutto mettere nero su bianco gli strumenti tecnici necessari per fermare il surriscaldamento del pianeta.


Clima: il piano segreto degli ingegneri per salvare il pianeta (2)
 

16:36 (AGI) – Milano, 17 apr. – Gli esperti sono arrivati apposta dai quattro angoli del pianeta: Singapore, Australia, California, Canada, ma anche Europa, Stati Uniti. Lavorano nei più avanzati centri di ricerca tecnologica mondiali, ognuno con campi di ricerca ben precisi: il Mit, Oxford, il Centro Studi e Ricerche Petrolifere della King Abdullah University saudita, la finlandese Lut, e poi ancora il Politecnico di Milano, la Federico II di Napoli, le università di Roma e Brescia. Oppure fanno ricerca in istituti privati, il World Green Building Council a Londra, l’Associazione degli ingegneri ambientalisti statunitense, la francese Systemiq (nata dopo gli accordi di Parigi per trovare strategie per metterli in pratica), o lavorano all’Enea, il CNR, l’Agenzia Internazionale per l’Energia e l’Eni, che è editore di questa testata oltre che finanziatore del think tank no profit FEEM. Tutti avevano una sollecitazione molto precisa degli organizzatori: mettere sul tavolo soluzioni concrete che implichino solo le tecnologie oggi esistenti, non quelle che ancora non ci sono. Nessun sogno avveniristico, dunque; lavorare a partire da quello che c’è. Il meeting è durato due giorni, rigorosamente a porte chiuse, niente foto, niente post sui social, niente stampa ad eccezione di Agi, che ha potuto assistere ai lavori in esclusiva. La maggior parte erano giovanissimi, under 40, affiancati da professionisti e docenti con molti anni di esperienza alle spalle. Un’unica assenza brillava: ai due giorni di dibattiti non era presente nessun politico. “Saranno gli ingegneri a salvare il mondo”, ha detto Sachs che da oltre vent’anni lavora, al fianco dei segretari generali delle Nazioni Unite, per aiutare le economie meno avanzate e trovare soluzioni contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici. “Il mondo lo salveranno gli ingegneri”, ha aggiunto sorridendo pur sapendo che le soluzioni pratiche per salvare l’ambiente verranno dai tecnici, ma alla fine saranno i politici a decidere se metterle in pratica e se finanziarle. E comunque ha assicurato all’Agi che “non ci sono ostacoli insuperabili sulla strada verso la decarbonizzazione per metà del secolo”. “Questo è il messaggio che deve arrivare ai politici: solleciteremo i capi di Stato, nel loro ruolo di leader di governo, affinché facciano quello che gli accordi sul cambiamento climatico prevedono, ovvero presentare una strategia al 2050, per mostrare come i loro Paesi possano raggiungere gli obiettivi che si sono dati a Parigi per fermare il riscaldamento globale“.


Clima: da Hyperloop a Platooning, idee a emissioni zero
 

16:42 (AGI) – Milano, 17 apr. – Dalle case sostenibili al riciclaggio della plastica, dalla guida autonoma delle auto all’Hyperloop. Le soluzioni da inserire nella roadmap per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050 sono moltissime e dovranno probabilmente essere usate dosandole diversamente per ogni settore economico e per i diversi Paesi. I tecnici che si sono visti a Milano all’incontro voluto dalla Fondazione Eni Enrico Mattei, coordinato dall’economista statunitense Jeffrey Sachs, hanno messo sul tavolo le tecnologie oggi a disposizione e cercato di capire quali possono essere migliorate e come. Il loro lavoro, già confluito in linee guida, sarà formalizzato in un rapporto che sarà presentato a settembre al Palazzo di Vetro, ai capi di Stato e di governo che si riuniranno per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e al Cop25 che si terrà a novembre in Cile. Nel dettaglio sul lato energetico lo scenario dipinto dal gruppo di lavoro specifico (a cui hanno dato un grosso contributo gli ingegneri della Lut, l’equivalente finlandese del Mit di Boston) è quello di un mondo che entro 30 anni dovrà approvvigionarsi quasi esclusivamente da fonti rinnovabili e in particolare per almeno i due terzi dall’eolico, che ha meno limiti del solare e può garantire alte produzioni energetiche in quasi tutte le latitudini.


Clima: da Hyperloop a Platooning, idee a emissioni zero (2)

16:42 (AGI) – Milano, 17 apr. – COMBUSTIBILI SINTETICI EFFICIENTI E NON INQUINANTI, BATTERIE DI NUOVA GENERAZIONE Secondo i tecnici arrivati a Milano – e per primo Jeffrey Sachs, che guida l’Earth Institute alla Columbia University – l’altro passo fondamentale è lo sviluppo in tempi brevi di combustibili sintetici efficienti e non inquinanti, così come l’investimento in sistemi di “storage” energetico molto più performanti di quelli attuali. Si parla soprattutto di batterie di nuova generazione che devono avere un impatto sul mondo dei trasporti ma potranno anche essere inseriti nei Paesi a economia meno avanzata, dove far arrivare energia anche nei luoghi che difficilmente nei prossimi anni potranno contare su reti elettriche moderne ed efficienti. Africa per prima. Perché la capacità delle batterie acquisti un peso significativo sullo scenario energetico globale si parla di investimenti di miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. Lo storage energetico e termico è una soluzione da inserire anche nei piani urbanistici dei prossimi decenni attraverso, ad esempio, la costruzione di serbatoi di acqua sotterranei in grado di mantenere temperatura e distribuire energia a interi quartieri come già avviene in Olanda, alle Hawaii e presto in alcuni progetti pensati vicino Milano.
HYPERLOOP, AUTO A GUIDA AUTONOMA, PLATOONING – I trasporti avranno bisogno di un cambio di passo epocale come ha raccontato ad Agi a margine dei panel uno dei coordinatori del gruppo di lavoro, l’ex Ad di Ferrovie Renato Mazzoncini, oggi al Politecnico di Milano. La totalità o quasi dei veicoli che circoleranno nel mondo nel 2050 dovranno essere elettrici o alimentati a combustibili sintetici non inquinanti, su cui però c’è molta strada da fare nel campo della ricerca. Le emissioni inquinanti derivanti dall’aviazione sono invece più problematiche e l’idea di rendere elettrici anche i motori degli aerei appare qui meno realizzabile di quella di sviluppare altri mezzi di trasporto per le lunghe distanze, come ad esempio l’Hyperloop (il tunnel in cui far viaggiare treni oltre i mille km orari che non ha ancora visto la luce ma del quale la progettazione è in stadio molto avanzato). O ancora l’intervento dei computer al volante, sia in termini di auto a guida autonoma sia in termini di pianificazione degli spostamenti attraverso sistemi come il “platooning“. Si tratta cioè di computerizzare i trasporti mettendo in rete i veicoli in modo da non creare più code e risparmiare carburante ed emissioni nelle prestazioni di guida.


Clima: da Hyperloop a Platooning, idee a emissioni zero (3)

16:42 (AGI) – Milano, 17 apr. – NUOVE CITTA’, LONTANE DAL ‘MODELLO DUBAI’ Anche l’edilizia e l’architettura dovranno cambiare radicalmente prospettiva. “Gli edifici devono essere considerati come elementi del sistema energetico globale, non come elementi separati”, ha spiegato Victoria Burrows del World Green Buildings Council di Londra. Qui la strategia viaggia su almeno due direttrici: per prima cosa rendere meno inquinanti i palazzi, ristrutturando quelli esistenti e pensando in modo diverso quelli nuovi in modo che siano il più possibile autonomi a livello energetico e a emissioni zero. In secondo luogo mettere in rete gli edifici in modo che possano distribuire l’energia che producono in più. Questo significa immaginare città diverse, i cui piani regolatori per il futuro dovranno imporre regole più stringenti sulle emissioni. “Bisogna superare quello chiamo il ‘modello Dubai’”, ha osservato il professor Stefano Della Torre, del Politecnico di Milano: “I progetti per realizzare i quali si importano, dall’altra parte del mondo, gran parte dei materiali invece di usare quelli locali; e le facciate di vetro di quel tipo trasformano i palazzi in serre che, per essere vivibili, hanno bisogno di consumi energetici immensi”.


Clima: super esperto Sachs, “c’è tecnologia per zero emissioni”

16:45 (AGI) – Milano, 17 apr. – Zero emissioni entro il 2050? Si può, è un obiettivo ambizioso ma possibile. E saranno gli ingegneri, con le loro proposte tecniche, a salvare il mondo. Parola di Jeffrey Sachs, l’economista specializzato nello sviluppo sostenibile e inserito da Time nella lista dei cento personaggi più influenti al mondo. Il direttore dell’Earth Institute della Columbia University presenterà a settembre, all’assemblea generale dell’Onu – a un summit speciale sui cambiamenti climatici convocato dal segretario generale, Antonio Guterres – le proposte messe a punto nel meeting organizzato, ai primi di aprile, dalla Fondazione Eni Enrico Mattei con una serie di scienziati per trovare le vie tecniche alla decarbonizzazione e le sfide pratiche e tecnologiche ad essa connesse. “La strada in gran parte è nota, ci sono questioni conosciute in via teorica ma che ancora hanno bisogno di trasformazione pratica”, i politici devono solo fare in modo di attuarle. “La sfida della decarbonizzazione globale entro il 2050 è una sfida enorme, che è innanzitutto una sfida ingegneristica: il modo per cambiare il settore energetico, il settore dei trasporti, il modo in cui si realizzano gli edifici, i processi industriali richiedono la competenza e la guida degli ingegneri”, racconta, intervistato dall’Agi, l’economista molto noto e che avrebbe contribuito anche all’enciclica ‘Laudato sì’ di Papa Francesco. “È la prima volta che gli ingegneri presentano il punto di vista ingegneristico ai capi di Stato. Questo problema è stato trattato da giuristi, diplomatici, politici, sono loro che si incontrano, firmano trattati e accordi, sono loro che trattano il problema. Ma gli ingegneri, che sanno cosa fare, spesso restano fuori dai luoghi delle decisioni. Uno degli obiettivi di questi due giorni di meeting è permettere a coloro che sanno di dire a coloro che devono decidere: ‘Queste sono le strade per arrivare ai traguardi che vi siete dati a Parigi, i modi per raggiungerli e non solo per parlarne”.


Clima: super esperto Sachs, “c’è tecnologia per zero emissioni” (2)

16:45 (AGI) – Milano, 17 apr. – D: Abbiamo le tecnologie e forse il tempo necessario, ma la parte più difficile non è convincere coloro che devono decidere? “Penso che ci sia molta confusione. Una parte della propaganda, spesso da chi ha interessi, è: ‘non ce la possiamo fare’. Quando leggo il Wall Street Journal negli Stati Uniti vedo molta negatività, sostengono che non ce la possiamo fare, che non abbiamo le tecnologie e questo non è corretto, non è quello che gli ingegneri hanno detto in questo meeting. Gli ingegneri hanno indicato che la strada in gran parte è nota, ci sono questioni conosciute in via teorica ma che ancora hanno bisogno di trasformazione pratica. Ma non ci sono ostacoli insuperabili sulla strada verso la decarbonizzazione per metà del secolo. Queste sono le parole che devono arrivare ai politici. E all’Onu solleciteremo i Capi di Stato, nel loro ruolo di leader di governo, affinché facciano quello che gli accordi sul cambiamento climatico prevedono, ovvero presentare una strategia al 2050, per mostrare come i loro Paesi possano raggiungere gli obiettivi che si sono dati a Parigi per fermare il riscaldamento globale”. D: Come convincerà la Cina a fermare l’industria legata al carbone e le emissioni che ne derivano? “Ad un leader cinese direi diverse cose: primo che stanno soffocando per il carbone. Vado in Cina spesso e l’aria è irrespirabile. Milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a casa dell’ inquinamento dell’aria, ed è assurdo respirare un’ aria che non è sicura per gli esseri umani. Secondo, il pericolo climatico in Cina, così come in molti altri luoghi della terra, è molto alto. La Cina ha una importante crisi idrica e affronterà altre importanti crisi legate al cambiamento del clima che dovrebbero conoscere meglio. Terzo, la Cina ha la leadership tecnologica e produce a basso costo la gran parte dell’energia pulita che servirà in futuro: in particolare i pannelli fotovoltaici e le grandi turbine eoliche. Questa per la Cina è una importante opportunità e una sfida alla portata del suo settore industriale. Quarto, la Cina ha una forte responsabilità internazionale: è, ad oggi, la prima o la seconda economia del mondo, la prima per emissioni di gas serra, tutto il mondo chiede alla Cina di non distruggere il pianeta e loro hanno queste responsabilità. Direi ad un leader Cinese che è necessario cambiare queste cose”.


Clima: super esperto Sachs, “c’è tecnologia per zero emissioni” (3)

16:45 (AGI) – Milano, 17 apr. D: Pensa che sia sufficiente dir loro che ci stanno soffocando per ottenere un risultato? “Si stanno soffocando da soli ma minacciano il mondo intero con il cambiamento climatico. È sufficiente che tutti noi cooperiamo? È sufficiente. È difficile adesso che il Presidente degli Stati Uniti è molto confuso sfortunatamente e sulla strada sbagliata ma anche negli Stati Uniti la politica cambia. La cosa migliore rispetto alla Cina è che l’ Unione Europea e gli Stati Uniti vadano nella stessa direzione. Però da quando gli Stati Uniti si sono allontanati promuovendo combustibili fossili e carbone, adottando politiche molto miopi con l’amministrazione Trump, tutto è diventato più difficile”. D: Lei pensa quindi che le presidenziali del 2020 potranno essere decisive per la lotta al cambiamento climatico? “Saranno decisive per il mondo intero”. D: Professore ci può dare qualche anteprima tecnica su quello che è stato discusso e deciso riguardo ai settori dell’energia, delle costruzione e dei trasporti? “La via che è stata concordata ha al proprio centro la transizione dalle fonti fossili a forme di energia rinnovabile, come eolico, solare, idroelettrico, geotermico e altre. E questo è il centro perché con queste fonti oltre a ridurre le emissioni per la produzione di energia si può utilizzare questa energia pulita per il trasporto, attraverso i veicoli elettrici, può essere impiegata per riscaldare gli edifici, grazie alla elettrificazione e alle pompe di calore, e una delle vie più importanti che abbiamo discusso è stata quella di utilizzare energia pulita per produrre carburanti sintetici, di certo l’ idrogeno, ma anche il metano di sintesi e gli idrocarburi liquidi sintetici, che potrebbero alimentare le nostre attuali tecnologie senza però emettere anidride carbonica”. D: E quali sono le tecnologie più vicine alla realizzazione tra queste? “All’interno dell’attuale mix tecnologico, a parità di rete, il solare è già l’opzione più economica nel mondo fintantoché i vecchi settori non ricevono più sussidi. Notiamo che il fotovoltaico e l’eolico stanno già vincendo, ad esempio a livello statale negli Stati Uniti, molti progetti basati sul gas naturale sono già stati cancellati. Non c’è nessun progetto di costruzione di centrali a carbone negli Stati Uniti perché il solare e l’eolico sono competitivi in termini di costi. I veicoli elettrici costano sempre meno, le costruzioni elettrificate ad alta efficienza sono una realtà. L’elettrificazione dei processi termici nei settori industriali fanno passi da giganti. Direi che molto sta succedendo”.


Clima: super esperto Sachs, “c’è tecnologia per zero emissioni” (4)

16:45 (AGI) – Milano, 17 apr. D. Cosa è andato storto negli ultimi decenni ai meeting di alto livello? “Fondamentalmente le persone di potere non hanno ascoltato coloro che sapevano cosa fare. I politici hanno una visione a breve termine e sono soggetti ad interessi costituiti. Non sono scienziati, non sono ingegneri e hanno deluso il mondo”. D: Cosa possono fare le persone? E lei è ottimista? “Le persone aiuteranno la decarbonizzazione quando appoggeranno la politica del cleanup e quando diranno ai loro politici: ‘Cosa state facendo? Abbiamo bisogno di energia verde e pulita’. Quando diranno alle industrie: ‘Compreremo i vostri prodotti quando saranno sicuri per la nostra salute’. L’opinione pubblica sta reagendo ora, vediamo un cambio generazionale, i ragazzi che stanno nelle strade i Venerdì a centinaia di migliaia”. D: E questo è più efficace che comprare un’auto elettrica? “In questo momento le persone stanno comprando auto elettriche e il loro prezzo sta velocemente scendendo e se ne compreranno sempre di più. I consumatori dovrebbero dire all’industria di smettere di produrre e vendere veicoli a milioni che mettono a rischio il pianeta. Non fate test falsi, non vendeteci diesel che inquinano l’aria, vogliamo macchine pulite e sicure da guidare e vogliamo che siano economiche. E direi che l’industria automobilistica europea è super tecnologica e può risolvere questo problema se i consumatori e i leader globali faranno sentire la loro voce in modo chiaro”.


Clima: Fondazione Mattei e Jeffrey Sachs, piano per Onu e Cop25

16:41 (AGI) – Milano, 17 apr. – Decarbonizzare il pianeta e azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050: con questo obiettivo si sono riuniti, per due giorni e a porte chiuse, a inizio aprile, 54 scienziati, alcune tra le migliori menti al mondo, per una ‘due giorni’ di riunioni e panel tecnici organizzata dal think tank no profit, Fondazione Eni Enrico Mattei. Il loro lavoro, già confluito in linee guida, sarà formalizzato in un rapporto che sarà presentato a settembre al Palazzo di Vetro, ai capi di Stato e di governo che si riuniranno per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e al Cop25 che si terrà a novembre in Cile. Le linee-guida uscite riguardano diversi settori economici (industria pesante, energia, trasporti ed edilizia). “Abbiamo capito che se vogliamo trovare una soluzione ai problemi ambientali dobbiamo discuterne con le persone che affrontano ogni giorno questi problemi”, ha spiegato all’Agi Paolo Carnevale, direttore esecutivo di FEEM, che ha organizzato in pochissimi mesi il meeting dopo averne parlato, a novembre a Roma, con Jeffrey Sachs, l’economista e saggista americano che guida l’Earth Institute alla Columbia University. “Per questo abbiamo deciso di non chiamare politici ed economisti, ma coloro che lavorano tutti i giorni dietro le quinte, i tecnici e gli ingegneri che di queste nuove tecnologie si occupano ogni giorno. Abbiamo voluto solo chi è in grado di proporre soluzioni con le tecnologie oggi disponibili, non con quelle che ancora non esistono”. Carnevale è ottimista sul fatto che sia sufficiente il tempo e che esistano le tecnologie per apportare un cambiamento industriale radicale, come richiesto dall’Accordo di Parigi, ma sottolinea che le soluzioni devono essere declinate per aree geografiche e in base ai diversi livelli di sviluppo.


Clima: Fondazione Mattei e Jeffrey Sachs, piano per Onu e Cop25 (2)

16:41 (AGI) – Milano, 17 apr. – Nella ‘due giorni’ di incontri Sachs ha parlato con tutti, risposto alle domande e alle perplessità di chi ritiene la sfida troppo ambiziosa o di chi teme che i leader mondiali potrebbero non mettere in pratica le soluzioni proposte. Ingegneri e ricercatori si sono divisi in panel, da ognuno dei quali sono uscite le criticità dei diversi settori economici, possibili soluzioni e tecnologie su cui puntare e su cui chiedere ai governi massicci investimenti in ricerca e sviluppo. Le indicazioni sono molte e vanno dai combustibili sintetici per sostituire quelli fossili allo sviluppo delle rinnovabili, declinato per le diverse aree geografiche, fino agli incentivi e disincentivi fiscali e alle nuove regole per l’edilizia che abbattano le emissioni dei nuovi edifici (se ne costruiranno un miliardo da qui al 2050) e convertano quelli già esistenti in case a impatto zero. “Non c’è un ‘silver bullet”, ripetono tutti i presenti a chi chiede quali siano le soluzioni più a portata di mano. La via d’uscita dalla crisi climatica passa per un mix di soluzioni – tecnologiche ma anche culturali – che impongono di rivedere i nostri stili di vita. La prima missione di questi tecnici, come in un film di Hollywood, è convincere i capi di Stato a dar loro ascolto in tempo per salvare la vita sulla terra così come la conosciamo.


Clima: Fondazione Mattei e Jeffrey Sachs, piano per Onu e Cop25 (3)

18:45 (AGI) – Milano, 17 apr. – Del resto, come ha fatto notare Domenico Siniscalco, a lungo direttore della Fondazione Eni Enrico Mattei, oggi presidente del Comitato scientifico del think tank, forse proprio la diversa percezione nell’opinione pubblica potrà combattere la crisi globale. “C’è voluto tempo, ma ora c’è una crescente consapevolezza nell’opinione pubblica. Il dibattito politico in molti Paesi ora considera il cambiamento climatico e le lotte al cambiamento climatico come un’importante dimensione dello sviluppo umano“. “A Milano, alcune settimane fa c’erano in strada centinaia di migliaia di studenti, non poco per una città che ne conta circa due milioni“, ha osservato l’ex ministro. “Ho sempre pensato che la politica avesse bisogno di alleati e ora credo che siamo arrivati a questo stadio: ritengo che per qualche ragione, alcuna prevedibile, altre meno, si stiano allineando le stelle perchè si possa fare un grande balzo in avanti nella battaglia contro il surriscaldamento climatico e della decarbonizzazione“.