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Ancora oggi il nucleare è una tecnologia importante nel panorama della generazione elettrica, rappresentando il 10% della generazione a livello mondiale e il 27% nell’Unione Europea. Tuttavia le sue prospettive sono complicate. Nell’area OCSE, molti Paesi hanno riconsiderato i propri programmi di sviluppo all’indomani dell’incidente di Fukushima del 2011 e al contempo un numero rilevante di reattori si sta avvicinando alla conclusione della propria vita operativa. D’altro canto, nei Paesi non-OCSE il nucleare è caratterizzato da una forte espansione e da ambiziosi piani di sviluppo.

In questo contesto, l’obiettivo principale di questo studio è investigare le reali prospettive del nucleare e il loro conseguente impatto sul mix elettrico e sui costi delle politiche, prendendo in considerazione aspetti rilevanti come le politiche implementate dai diversi Paesi e il progressivo invecchiamento dei reattori.
In breve, gli scenari mostrano che se l’espansione nucleare viene vincolata, essa viene in larga parte compensata dall’eolico e dal fotovoltaico. I costi relativi al phase-out del nucleare sono in gran parte compensati dall’innovazione legata alle rinnovabili e all’efficienza energetica del settore nel suo complesso. Le politiche di phase-out limitate ai Paesi OCSE determinano variazioni di costo minime.

Questo articolo è stato sviluppato nell’ambito del progetto MERCURY – Modeling the European power sector evolution: low-carbon generation technologies (renewables, CCS, nuclear), the electric infrastructure and their role in the EU leadership in climate policy, finanziato attraverso il programma Marie Skłodowska-Curie Global Fellowship della Commissione Europea (progetto no. 706330).

Il progetto è stato condotto da Samuel Carrara presso l’Università della California, Berkeley (Outgoing Host) e la Fondazione Eni Enrico Mattei (Ente beneficiario e Return Host). 

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