Il sistema di raccolta delle acque piovane nei Sassi di Matera: un’antica pratica di riuso
I Sassi di Matera, cioè pietre, rocce, sono un sistema abitativo realizzato direttamente in una roccia calcarea, chiamata tufo, lungo i pendii di un profondo vallone detto Gravina. Nel corso dei secoli i pendii furono scavati e scolpiti per realizzare cunicoli, cisterne e ambienti sotterranei. La città ha un andamento verticale lungo gironi degradanti sui bordi scoscesi della Gravina dove i percorsi sono i tetti delle case sottostanti. Le abitazioni sono realizzate nella parete rocciosa con profondi ambienti sotterranei e si aprono all’esterno con terrazzi e giardini pensili. Raggruppate secondo unità abitative, formano il vicinato, un esempio straordinario di struttura architettonica e di organizzazione sociale fondata sul valore comunitario.
La scarsità delle risorse, la necessità di utilizzarle in modo efficiente, l’economia della terra e dell’acqua, il controllo delle energie del vento e del sole e la conoscenza delle leggi della dinamica dei fluidi hanno condizionato l’organizzazione del tessuto urbano dei Sassi.
Per comprendere la straordinaria capacità del popolo materano di adattarsi a condizioni territoriali difficili, è opportuno descrivere l’articolato sistema di raccolta delle acque della città. Il sottosuolo del centro storico di Matera è attraversato da un vero e proprio acquedotto scavato nella roccia, con canalizzazioni, vasche di decantazione e palombari, talmente grandi da essere state definite delle «cattedrali d’acqua». Il sistema di raccolta ha origine dalla collina del Castello Tramontano e attraversa, dall’alto verso il basso, tutto il centro storico. Non c’era abitazione che ne fosse priva e in caso di necessità si aveva anche accesso a quella della corte o del vicinato gestita con responsabilità. Un’estesa rete di canalette ricavate nella roccia consentiva di convogliare l’acqua proveniente dai versanti e dai tetti all’interno delle grotte. Le acque canalizzate attraversavano vasche di decantazione che permettevano l’accumulo di acqua piovana chiarificata ai livelli inferiori.
Il sistema idrico utilizzava in modo combinato la raccolta e la condensazione. Durante le piogge, terrazzamenti e sistemi di raccolta dell’acqua proteggevano i pendii dall’erosione e convogliavano per gravità le acque verso le cisterne attraverso i canali. La copertura dei tetti è il «prolungamento costruito» di questo sistema di raccolta delle acque. I tetti non hanno mai le falde che sporgono esternamente alle abitazioni, ma sono compresi nelle murature che permettono di convogliare l’acqua di pioggia tramite discendenti di terracotta collegati a cisterne private o di vicinato. L’ingegnoso sistema garantiva un livello stabile di risorsa all’interno delle cisterne e ogni abitazione aveva una propria autonomia idrica.