L’Agenda 2030 è una promessa da parte dei leader a tutte le persone in tutto il mondo. È un’agenda per le persone, per porre fine alla povertà in tutte le sue forme. (Ban Ki-moon, 2015).

Ma cosa ci chiede l’Agenda 2030? Come si traduce concretamente la ricerca per e sullo sviluppo sostenibile? Quale contributo possiamo portare in prima persona? Per rispondere a queste domande e per stimolare la consapevolezza e l’impegno fattivo di ciascuno sui temi della sostenibilità, FEEM in collaborazione con l’Istituto Marcelline Tommaseo, prima sustainable development school in Italia, apre le porte al pubblico e ai giovani per parlare di sviluppo sostenibile.

All’evento intervengono due ragazzi e una ragazza che hanno partecipato all’edizione 2018 del Concorso “Youth in Action for SDGs”, una call for ideas rivolta agli under 30 promossa da FEEM insieme a Fondazione Italiana Accenture e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. I tre partecipanti raccontano le loro brillanti idee progettuali in grado di favorire il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in Italia. Da anni FEEM intrattiene un rapporto privilegiato con le giovani generazioni perché crede fermamente che i giovani siano potenti agenti di cambiamento. Per questo promuove iniziative di formazione e informazione rivolte alle giovani generazioni delle quali coglie il forte desiderio di acquisire conoscenze approfondite sui temi della sostenibilità.

La collaborazione con l’Istituto Marcelline Tommaseo nasce quindi naturalmente su questi presupposti. L’Istituto è divenuta una sustainable development school con l’intento di preparare al futuro le nuove generazioni, dando così concretezza e pieno compimento al suo progetto apostolico e culturale. L’Istituto Marcelline Tommaseo vede nella sostenibilità il paradigma culturale da scegliere per affrontare la complessità della realtà in modo attivo e responsabile. È la prima scuola in Italia a progettare la didattica in modo integrale secondo la prospettiva dello sviluppo sostenibile, con la fiducia di poter aprire strade di umanità su cui condurre i propri studenti per un futuro veramente innovativo, aperto al progresso in modo solidale. L’ambito della didattica ordinaria offre momenti di confronto, di approfondimento e di ricerca sui temi al centro dei 17 obiettivi indicati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In questo modo si educa lo sguardo degli studenti al nesso immediato tra ciò che imparano a scuola e le scelte e le azioni che sono quotidianamente chiamati a compiere nel mondo con le competenze acquisite. Per i ragazzi che partecipano all’evento è di sicuro interesse ascoltare le idee innovative messe a punto da coetanei.

L’idea di Davide Vaccari, studente di Economia all’Università degli Studi di Ferrara, si chiama Smart farming e si propone di migliorare e rendere accessibile l’attività agricola attraverso l’implementazione delle nuove tecnologie.
“Allo scopo di raggiungere l’obiettivo, il progetto prevede un sistema di supporto decisionale per l’imprenditore agricolo costituito da un software (semplice in superficie e complesso in profondità) congiuntamente a un conveniente ed efficiente hardware. Il software ha l’obiettivo di affiancare l’imprenditore agricolo nella fase strategica e decisionale. L’interfaccia presenta uno storico dei dati e, nel tempo, attraverso un processo di machine learning e di riconoscimento pattern dei big data, arriva a proporre soluzioni predittive e prescrittive. L’hardware si basa su un’innovativa applicazione della tecnologia RFID, che sfrutta l’effetto Tunnel della meccanica quantistica. Grazie a questa tecnologia, Smart Farming è in grado di connettere sensori a lunghe distanze con il minor utilizzo di energia rispetto a qualsiasi altro sistema”.

Naima Annoni, Product Designer dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, presenta Tear and Plant: dalla libreria al balcone.
“Il progetto è un libro composto da pagine che contengono al loro interno semi di una o più specie di piante. È un prodotto che si modifica nel tempo proprio come la mente umana in un momento di bisogno, pronta a guarire e (ri)nascere. Ogni pagina ha una sottile punzonatura che facilita l’utente nello strappare la pagina contente il seme da piantare. Un libro, orgoglio culturale e artificiale, che più di ogni oggetto ha definito la società nel suo costituirsi, permette la piantumazione, la semina, il germoglio di piante che hanno accolto, sfamato, scaldato e protetto. Su ogni pagina è presente un QR CODE che permette l’immediata connessione al sito web appositamente creato. All’interno sono presenti i modi e i tempo di coltivazione del seme. Questo progetto è utile per sensibilizzare le persone verso la Natura, verso il mondo che ci circonda e ci ospita e che l’umanità sta deteriorando. Questa idea è nata da un bisogno di prendersi cura di ciò che era rimasto dopo un trauma: prendersi cura di un germoglio, vederlo sbocciare e infine fiorire, è l’atto d’amore più diretto che si può fare verso il pianeta che ci ospita”.

Nicolò Golinucci, studente di Ingegneria energetica al Politecnico di Milano presenta BCO2.
“Questo progetto ha l’ambizione di rendere possibile risalire alla propria vera carbon footprint. Attraverso la tecnologia blockchain, è possibile mantenere un registro condiviso e aggiornato del flusso di CO2 di cui si fa carico ogni individuo o gruppo di individui, sulla base dei consumi. Partendo dalla fonte delle emissioni, l’emettitore (che sia un produttore di energia, una compagnia aerea o altro) diviene responsabile e proprietario di un quantitativo di CO2 virtuale (BitCO2) che viene prodotta contestualmente alla CO2 effettivamente rilasciata in atmosfera. Questo quantitativo passa di proprietà proporzionalmente a chiunque benefici del bene o servizio da questi offerto. In questo modo la responsabilità delle emissioni, passa di mano in mano nella fitta rete di interazioni settoriali, fino a giungere nelle tasche del consumatore finale, ora consapevolmente responsabile delle emissioni associate ai propri consumi”.