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Alcuni cambiamenti climatici ci saranno comunque, anche se riuscissimo a limitare di molto le emissioni di CO2. E l’area del Mediterraneo sarà tra le più interessate.
Cresce l’esigenza di politiche e azioni di adattamento capaci di limitare le conseguenze negative di questi cambiamenti sui nostri sistemi economici.

Venezia, 2 e 3 aprile 2009 – C’è una parola che emerge sempre di più di fronte ai cambiamenti climatici, ai loro futuri impatti e a cosa è possibile fare per limitarne i danni sui nostri sistemi socio -economici. Questa parola è “adattamento”, ed è sempre più al centro della ricerca e delle negoziazioni internazionali sul clima: il suo significato comprende tutte le azioni, i progetti e le strategie che si possono mettere in campo per minimizzare le conseguenze negative e i danni prodotti dai cambiamenti climatici.
 
A partire dalla seconda metà di questo secolo, ci troveremo a fronteggiare alcuni cambiamenti climatici che non siamo in grado di evitare e che, qualunque siano le strategie di riduzione delle emissioni di CO2, cosiddette di “mitigazione”, produrranno effetti sul sistema ambientale, sociale ed economico. E allora è necessario adattarsi, ovvero promuovere e mettere in campo, già da ora, strategie che rendano i nostri sistemi meno vulnerabili a  questi cambiamenti, limitandone  i danni e  le possibili ripercussioni sull’ambiente, l’economia e la società.
 
Politiche e strategie di adattamento sono tra le protagoniste sulla strada che porta a Copenhagen (dicembre 2009, quando in occasione della prossima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite si cercherà un accordo globale per superare il Protocollo di Kyoto). La comunità internazionale dedica a questi temi sempre più attenzione per identificare dove sono le maggiori vulnerabilità, e per studiare e approfondire costi e opportunità di intervento; la Commissione Europea lancia l’allarme  in un documento ufficiale che sarà reso pubblico mercoledì prossimo, sottolineando come l’area del Mediterraneo sia tra le più esposte a questi cambiamenti climatici; le strategie di adattamento saranno necessarie a limitare i danni su turismo, agricoltura e pesca, settori decisamente cruciali per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Italia in testa.
 
A questi temi e in particolare alle dimensioni economiche delle strategie di adattamento è dedicato il Workshop Internazionale "The Economics of Adaptation to Climate Change", che si terrà il 2-3 Aprile 2009 a Venezia, a partire  dalle ore 9.00 presso la Fondazione Giorgio Cini. Il workshop è organizzato da International Center for Climate Governance (ICCG), una iniziativa congiunta della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e della Fondazione Giorgio Cini (FGC), in collaborazione con OECD.
 
Lo scopo dell’iniziativa è di radunare ricercatori di eccellenza impegnati nello studio dell’economia dell’adattamento ai cambiamenti climatici per valutare  e analizzare in maniera critica i futuri sviluppi e nuovi approcci  necessari a rispondere a quesiti ancora irrisolti.
 
Ma cosa si intende quando si parla di adattamento ai cambiamenti climatici?
Una definizione è offerta nel terzo rapporto dell’IPCC- Intergovernmental Panel on Climate Change-   in cui adattamento è descritto come “l’insieme degli aggiustamenti nei sistemi ecologici, sociali ed economici, in risposta a stimoli climatici attuali o previsti, ai loro effetti o ai loro impatti. Questo termine si riferisce a cambiamenti in processi, pratiche, o strutture per moderare o bilanciare eventuali danni o approfittare di eventuali opportunità derivanti dai cambiamenti climatici”. Tecniche di adattamento riguardano, ad esempio, misure per la protezione delle coste dall’innalzamento delle acque del mare, la capacità di adattare il sistema turistico a stagionalità mutate, la possibilità di realizzare – per l’agricoltura – nuovi e più efficienti sistemi di seminazione e di irrigazione a favore del risparmio idrico, o ancora di rendere funzionanti sistemi di allarme per ondate di calore straordinarie, sia in agricoltura che nella sanità.
 
Questo però non vuol dire, come a volte erroneamente si pensa, che promuovere strategie di adattamento sia sinonimo di rinunciare a ridurre le emissioni di gas serra e arrendersi ai cambiamenti climatici futuri; vuol dire invece prendere atto dei cambiamenti che dovremo fronteggiare e capire come i nostri sistemi potranno adattarsi alle mutate condizioni e farsi trovare pronti. Le strategie di adattamento non escludono, né sostituiscono le strategie e le politiche di mitigazione, ma, al contrario, adattamento e mitigazione sono due strade che vanno percorse in maniera integrata, valutandone anche le possibile sinergie.  
 
Venezia, 2 e 3 aprile 2009, ore 9.00
Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia