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12:17 (AGI) – Trieste, 10 apr. – Non può non essere intorno al porto, che Trieste gioca le sue carte per costruire il suo futuro sostenibile. Con oltre 62 milioni di tonnellate di merci che passano ogni anno in media dai suoi moli, il porto di Trieste è il più importante scalo italiano e ha un’importanza strategica che si estende a tutta l’Europa centrale. Per questa ragione, è ora entrato a far parte del nuovo accordo bilaterale tra Italia e Cina – la cosiddetta Nuova Via della Seta – che punta a rafforzare i commerci tra i due paesi proprio puntando allo sviluppo delle infrastrutture logistiche. L’idea è quella di riprogettare almeno in parte la città e di renderla non solo più efficiente, sotto il profilo logistico, ma anche sempre più sostenibile, anche attraverso il recupero di aree dismesse, come il Vecchio porto. “La città di Trieste – spiega all’Agi Roberto Dipiazza che dal giugno del 2016 è al suo terzo mandato non consecutivo alla guida della città – dimostra di essere già a un buon punto di partenza. Attraverso progetti europei in corso (nell’ambito di Horizon2020 e fondi strutturali) e altri in cui si compete (Urban Innovaction Action) e attraverso lo sviluppo di attività sostenibili, per esempio, nell’ambito della mobilità (progettazione di nuove piste ciclabili, sviluppo del bike sharing, ecc) la città può ben aspirare a un posto di rilievo nell’Agenda 2030. Lavoriamo anche per questo. L’idea è quella di riprogettare almeno in parte la città e di renderla non solo più efficiente, sotto il profilo logistico, ma anche sempre più sostenibile, anche attraverso il recupero di aree dismesse, come il Vecchio porto. Che la città di Trieste sia a buon punto sulla strada della sostenibilità lo dimostrano i dati raccolti dai ricercatori Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e pubblicati nel rapporto “Per un’Italia sostenibile: l’SDSN Italia SDGs City Index 2018” raccontano una città che è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. La ricerca ha misurato, per ciascuna delle città capoluogo di provincia italiane, la percentuale di attuazione delle politiche di sostenibilità così come sono state definite dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Si tratta in tutto di un percorso che punta a individuare 16 obiettivi che tengono conto di diversi indicatori economici (reddito, distribuzione, lavoro, infrastrutture, innovazione), ambientali (qualità dell’aria, acqua, rifiuti, energia sostenibile), sociali (partecipazione, cooperazione, assistenza), di salute (aspettativa di vita, obesità) e di istruzione. L’obiettivo è quello di mettere a disposizione di amministratori, cittadini, e comunità, uno strumento che permetta di monitorare il grado di efficacia delle misure adottate e di calibrare così al meglio l’azione amministrativa e di governo delle città.

“Gli indici sembrano in linea con le informazioni a disposizioni, ma non sono sempre adeguati a rappresentare il fenomeno. Come è logico i numeri dicono molto, ma non dicono tutto”, spiega Dipiazza. Tuttavia l’idea che si ricava dall’analisi dei dati fornisce una rappresentazione coerente della città. “Sicuramente – dice il sindaco di Trieste – gli indici positivi fanno molto piacere, i pochi negativi utili da analizzare anche se sembrano non completamente centrati in merito al tipo di città che è Trieste. Entrando più nello specifico possono dire talvolta più, talvolta meno”. Gli indici positivi sono la stragrande maggioranza: 13 su 16 che sono stati presi in considerazione. Di questi, almeno 3 sono stati raggiunti quasi del tutto con una percentuale superiore all’80 per cento. Sono quelli che misurano lo stato di avanzamento della lotta alla povertà, quello che misura la riduzione delle emissioni di CO2 prodotta dalla città, e quello che riguarda l’offerta di trasporto pubblico, un tallone d’Achille per molte altre città italiane. “Si continua a lavorare in questa direzione con grande intensità e determinazione. La flotta della Trieste Trasporti è di gran lunga la più giovane in Italia e tra le più moderne ed efficienti in Europa. Ciononostante si punta a potenziare ulteriormente il servizio già capillare. Per quanto riguarda la povertà non vi è dubbio che gli importanti flussi turistici e portuali della città hanno innescato un volano virtuoso che può portare solo ulteriori benefici”. Rimangono però ancora tre obiettivi che non sono stati raggiunti con percentuali superiori al 50 per cento: accesso al cibo (indice di obesità e orti urbani) energia e partecipazione. “Bene, entriamo nel merito di quei parametri non proprio attinenti con le caratteristiche della città e che quindi non riescono a fotografarla in maniera oggettiva” dice Dipiazza. Per esempio l’indice 2 quello cioè della “fame zero: azzerare la fame nel mondo, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e implementare un’agricoltura sostenibile. Uno degli indicatori principali – aggiunge il sindaco – misura i metri quadrati per 100 abitanti di riconversione alla coltivazione biologica di aree prima abbandonate. E’ evidente che questo indicatore svantaggia molto una città proprio come Trieste che per questioni prettamente orografiche e del territorio ha una concentrazione di abitanti in pochi mq e una disponibilità molto modesta di aree per la coltivazione”.

Anche sull’obiettivo 6, “acqua pulita e igiene: gestire in maniera sostenibile l’acqua e le strutture igienico sanitarie, e renderle accessibili a tutti” è necessaria una precisazione. “Anche in questo caso – dice Dipiazza – uno dei principali indici di misurazione fa riferimento alle perdite dirette. In una città come Trieste le perdite purtroppo sono abbondanti e si sta intervenendo per migliorare la situazione e gestire al meglio questo bene. Vero è, però, che tale parametro non può essere un buon indice in merito alla pulizia dell’acqua di Trieste che in base a tutte le analisi e valutazioni risulta essere eccezionale per qualità, né tantomeno alla mancanza di igiene”. L’obiettivo “7 Energia pulita e accessibile: gestire in maniera sostenibile i sistemi di energia, renderli puliti, economici e accessibili a tutti” presenta anch’esso degli aspetti che vanno considerati. “In questo campo si possono fare decisamente notevoli passi avanti, anche se i parametri dipendono in modo sostanziale dai trasferimenti che lo Stato e la Regione fanno verso il Comune per la realizzazione del fotovoltaico sugli edifici pubblici (parametro elementare misurato)” dice il Sindaco. Infine, considerazioni specifiche debbono essere svolte anche per l’obiettivo “10 Ridurre le disuguaglianze: ridurre le ineguaglianze”. “Questo elemento è solo parzialmente negativo in quanto, come evidenziato nel rapporto, è a un livello basso in tutte le città che dimostrano un notevole sviluppo economico. Anche qui probabilmente il parametro unico elementare di rilevazione potrebbe non essere adeguato”, chiarisce Dipiazza. Per colmare il piccolo gap che separa Trieste dal conseguimento della piena sostenibilità sono in cantiere anche nuovi interventi. “Sono tantissimi i progetti già in cantiere, progettati e avviati. Tra questi – spiega il Sindaco – merita citare: il rilancio e riqualificazione del Porto Vecchio; la conservazione e il potenziamento delle strutture pubbliche di proprietà comunali quali asili, ricreatori, case di riposo; il forte rilancio in corso del Porto commerciale di Trieste; gli indici del turismo tutti in significativo aumento. La città di Trieste può ben aspirare a un posto di rilievo nell’Agenda 2030. Lavoriamo anche per questo”, conclude Dipiazza.

RED/MOT

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