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12:14 (AGI) – Roma, 6 feb. – Passa attraverso una rivoluzione dolce della città la trasformazione che sta portando Bari verso la piena sostenibilità. Nuovi spazi urbani recuperati, aree verdi da destinare ad orti urbani, il sostegno a nuove forme di mobilità, facendo attenzione a che nessuno resti indietro nel processo di sviluppo del capoluogo pugliese. Bari sta diventando così un riferimento anche per altre città del Mezzogiorno. “Oggi sono molto più fiducioso di cinque anni fa e siamo secondo me sulla strada giusta” dice il sindaco, Antonio Decaro. I dati raccolti raccolti dai ricercatori Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e pubblicati nel rapporto “Per un’Italia sostenibile: l’SDSN Italia SDGs City Index 2018” sembrano dargli ragione. La ricerca ha misurato, per ciascuna delle città capoluogo di provincia italiane, la percentuale di attuazione delle politiche di sostenibilità così come sono state definite dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Si tratta in tutto di un percorso che punta a individuare 16 obiettivi che tengono conto di diversi indicatori economici (reddito, distribuzione, lavoro, infrastrutture, innovazione), ambientali (qualità dell’aria, acqua, rifiuti, energia sostenibile), sociali (partecipazione, cooperazione, assistenza), di salute (aspettativa di vita, obesità) e di istruzione.

L’obiettivo è quello di mettere a disposizione di amministratori, cittadini, e comunità, uno strumento che permetta di monitorare il grado di efficacia delle misure adottate e di calibrare così al meglio l’azione amministrativa e di governo delle città. “E’ certamente interessante il metodo utilizzato. Anche rispetto ad altri rapporti nazionali e internazionali – spiega il sindaco di Bari – questo dossier ha il merito non solo di fotografare la realtà ma anche di indicare una strada, che è quella del perseguimento degli obiettivi dell’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile 2030. Un orizzonte su cui siamo pienamente allineati e di cui abbiamo tenuto nella redazione della nostra strategia urbana. Bari non a caso siede a tutti i tavoli di programmazione dell’agenda urbana europea e nazionale, impegnandosi attivamente nel garantire il proprio contributo sui vari obiettivi. Quest’anno l’Agenzia di Coesione ci ha anche riconosciuto al primo posto nazionale sulla spesa comunitaria che è quella che ci consente di dare corpo alle nostre ambizioni e cambiare realmente la città”. Il quadro che emerge è emerge è quello di una città che tutto sommato è sulla buona strada verso la sostenibilità e che può rappresentare un modello anche per le altre città del Sud.

“Per un amministratore – dice Decaro – le statistiche sono utili a sollecitare riflessioni, ma fanno fatica a rappresentare in profondità la realtà di una città, nella multidimensionalità dei suoi fenomeni sociali e delle sue relazioni. In più i dossier statistici sulle città non tengono conto delle condizioni di partenza, di contesto, di scarsità in cui specie le città del Mezzogiorno si trovano spesso ad agire. Fatta questa premessa, non sono insoddisfatto dei risultati registrati dalla Fondazione Eni Enrico Mattei su Bari: la nostra città presenta per lo più “semafori verdi” e “semafori arancioni” con solo due obiettivi in rosso come città di grande tradizione amministrativa come Torino. Nel Mezzogiorno Bari sta sempre più consolidando il suo ruolo di città di riferimento e anche in questo rapporto gli sforzi intrapresi sono riconosciuti. Per capirci Napoli ne ha 7 rossi”. Entrando nel dettaglio dei risultati raggiunti, Bari sembra mostrare particolare ritardo, in un’ottica di sostenibilità, negli obiettivi 2 “Fame zero”, in quelli che invece riguardano l’istruzione, l’uguaglianza di genere e poi anche energia, lavoro, crescita economica; disuguaglianza economica, rifiuti – siano quelli verso i quali c’è da fare di più. “La città di Bari – spiega Decaro – ha due ‘semafori rossi’ – con un livello al di sotto del venti per cento – sugli obiettivi 2 (Fame zero) e 7 (Energia pulita).

Ma se analizziamo in modo analitico gli indicatori di cui trattasi scopriamo che ‘Fame zero’ non indica la malnutrizione dei cittadini fragili ma si riferisce al numero di Orti Urbani per 100 abitanti e alla percentuale della popolazione obesa sul totale e che ‘Energia Pulita’ si riferisce alla potenza installata sugli edifici pubblici ogni 1000 abitanti (kW). Per quanto riguarda gli orti urbani – prosegue Decaro – stiamo sviluppando un progetto metropolitano di riconversione delle aree incolte attraverso una ‘banca della terra metropolitana’ da affidare a giovani agricoltori oltre che attivando una misura del Pon Metro, Rigenerazioni Creative che mira a incentivare la realizzazione di una rete 20 di orti urbani in città. Sull’obesità – continua il sindaco – si tratta di un tipico caso di incompetenza dell’Amministrazione, non decidiamo noi in che modo mangiano i baresi, ma per quanto riguarda le nostre mense scolastiche abbiamo impostato completamente la dieta su prodotti a filiera corta e su principi mediterranei. Circa le energie rinnovabili abbiamo riconvertito quasi tutti i tetti delle scuole a fotovoltaico e stiamo implementando il nostro PAES (Piano di Azione Energia Sostenibile) che mira all’abbattimento del 45% delle emissioni al 2020. Sugli altri indicatori mi sento di dire che stiamo lavorando bene sul tema del lavoro e dell’istruzione, qualcosa di più dobbiamo fare sui rifiuti, anche se è in corso da più di un anno una sperimentazione sul porta a porta”.

Poi c’è il tema del sociale, che pure è una componente importante dell’Agenda per la Sostenibilità. “I progetti realizzati a Bari in questi anni – spiega Decaro – sono stati tanti e al centro delle nostre attenzioni c’è il tema della povertà, del lavoro, della rigenerazione urbana, del verde, della mobilità sostenibile. Il nostro sistema di welfare è molto strutturato, siamo presenti in ogni quartiere e la distribuzione dei pasti e dell’accoglienza è piuttosto solida. Nessuno deve restare escluso dal percorso di sviluppo e questa è per noi la chiave della sostenibilità urbana. Vorremmo potenziare le occasioni di sviluppo, abbiamo moltiplicato gli investimenti pubblici in opere sullo spazio pubblico e sulla riconversione dei contenitori dismessi, per favorire la crescita delle imprese oltre che la qualità di vita dei cittadini. Abbiamo riaperto numerosi contenitori culturali, stiamo cercando di recuperare il gap storico di dotazione a verde della città e investendo sull’innovazione, rafforzando il rapporto con le università e i centri di ricerca. Bari oggi è una città più attrattiva, ma soprattutto coesa. Il tema della resilienza per noi passa attraverso il capitale sociale su cui stiamo lavorando costruendo occasioni di partecipazione civica e potenziando il decentramento culturale”.

Per superare tutti i ritardi e per colmare i gap che ancora restano, occorre mettere in atto un lavoro di programmazione di lungo respiro. “L’agenda urbana della città – commenta il sindaco – è pienamente dentro questo percorso 2030 e la nostra strategia ha potuto beneficiare per la prima volta nella storia di una dotazione anche finanziaria per realizzare i nostri obiettivi. Attraverso il Pon Metro siamo diventati Autorità urbana e con l’agenzia di coesione abbiamo costruito una tecno-struttura in grado di esprimere autonomia di governo per pianificare e affrontare la sfida”. “Il presente (non il futuro) è nelle città, come recita in premessa il rapporto, ma se le città non godono di piena autonomia nella programmazione e gestione sarà difficile cambiare veramente le cose. Personalmente riscontro maggiore partecipazione anche da parte dei cittadini e questo ci aiuta nel sentirci realmente una comunità in movimento”, conclude Decaro.

RED/RAP

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