Il Presidente del Consiglio dei ministri sottopone alla Conferenza unificata, di cui al decreto legislativo 20 agosto 1997, n. 281, progetti di collaborazione al fine di assicurare l’attuazione da parte delle Regioni, delle Province autonome e dei Comuni, per le materie di rispettiva competenza, delle azioni orientate all’attuazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti dall’Italia”. Questo è quanto si legge nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 giugno 2018, n. 137.

Non sono solo dunque le Province autonome e i Comuni ad aver bisogno di strumenti teorici e quantitativi atti a trainare il percorso verso una piena sostenibilità nelle sue accezioni ambientale, economica, sociale, relazionale e istituzionale (Cavalli, Farnia, 2018); anche le Regioni necessitano di tools metodologici per meglio cogliere le opportunità che l’Agenda 2030 internazionale e la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile offrono.

Per contribuire al complesso disegno dell’Agenda 2030, FEEM, applicando una rigorosa metodologia scientifica (Farnia, 2019), propone una comparazione interregionale rispetto agli specifici Goal dell’Agenda ONU tramite la costruzione di 16 indicatori compositi in grado di considerare le molteplici sfumature dell’Agenda 2030. In assenza di target nazionali, questo strumento non può fornire una rappresentazione del grado di implementazione degli SDGs nelle regioni del nostro Paese, ma – utilizzando più di 150 indicatori disponibili – è in grado di derivare il posizionamento regionale relativo, rispetto alla media delle regioni italiane, in ciascuno dei 16 su 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Ciò, al fine di aiutare le amministrazioni locali ad affrontare le sfide ancora aperte che interessano le singole regioni, e a portare avanti scelte strategiche per una pianificazione sostenibile.

Molto è stato fatto nei tre anni dall’adozione dell’Agenda 2030, ma molto è ancora da fare. Questo Rapporto vuole essere un punto di partenza e di stimolo per una riflessione sul ruolo delle Regioni verso il raggiungimento di una piena sostenibilità.

Il Presidente del Consiglio dei ministri sottopone alla Conferenza unificata, di cui al decreto legislativo 20 agosto 1997, n. 281, progetti di collaborazione al fine di assicurare l’attuazione da parte delle Regioni, delle Province autonome e dei Comuni, per le materie di rispettiva competenza, delle azioni orientate all’attuazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti dall’Italia”. Questo è quanto si legge nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 giugno 2018, n. 137.

Non sono solo dunque le Province autonome e i Comuni ad aver bisogno di strumenti teorici e quantitativi atti a trainare il percorso verso una piena sostenibilità nelle sue accezioni ambientale, economica, sociale, relazionale e istituzionale (Cavalli, Farnia, 2018); anche le Regioni necessitano di tools metodologici per meglio cogliere le opportunità che l’Agenda 2030 internazionale e la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile offrono.

Per contribuire al complesso disegno dell’Agenda 2030, FEEM, applicando una rigorosa metodologia scientifica (Farnia, 2019), propone una comparazione interregionale rispetto agli specifici Goal dell’Agenda ONU tramite la costruzione di 16 indicatori compositi in grado di considerare le molteplici sfumature dell’Agenda 2030. In assenza di target nazionali, questo strumento non può fornire una rappresentazione del grado di implementazione degli SDGs nelle regioni del nostro Paese, ma – utilizzando più di 150 indicatori disponibili – è in grado di derivare il posizionamento regionale relativo, rispetto alla media delle regioni italiane, in ciascuno dei 16 su 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Ciò, al fine di aiutare le amministrazioni locali ad affrontare le sfide ancora aperte che interessano le singole regioni, e a portare avanti scelte strategiche per una pianificazione sostenibile.

Molto è stato fatto nei tre anni dall’adozione dell’Agenda 2030, ma molto è ancora da fare. Questo Rapporto vuole essere un punto di partenza e di stimolo per una riflessione sul ruolo delle Regioni verso il raggiungimento di una piena sostenibilità.