A ridosso della cosiddetta Decade of Action (SDG Summit, New York 2019), il programma che prevede azioni urgenti e accelerate per affrontare le più grandi sfide dei giorni nostri, la strada verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è tutt’altro che spianata. I 17 Sustainable Development Goals (SDGs), adottati nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, rappresentano il primo caso nella storia dell’umanità di un accordo globale, mirato a creare un futuro in cui nessuno venga lasciato indietro (“no one is left behind”). Nonostante a livello internazionale lo sforzo dei governi nell’integrare gli SDGs nelle loro politiche non sia da negare, come afferma il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, i conflitti armati, la crisi climatica, la violenza di genere e le persistenti e crescenti disuguaglianze rappresentano ancora un limite sostanziale alla transizione auspicata dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Stando ai dati dell’UN Development Programme, diversi Stati si stanno distinguendo per le proprie scelte sostenibili: dai tentativi di raggiungere un modello di sviluppo a emissioni zero agli sforzi per sradicare la povertà, fino alla volontà di creare comunità di ricerca per raggiungere gli SDGs. Nonostante tale dedizione, l’attuale pandemia Covid-19, dapprima nelle vesti di emergenza sanitaria e presto trasformatasi in crisi umana e/o umanitaria e socio-economica di altrettanta portata, da una parte rallenta qualsivoglia progresso verso gli SDGs, dall’altra evidenzia ancor più la necessità e l’urgenza di un cambio di paradigma radicale e globale.