La democrazia può essere esportata? Questo interrogativo non ha certo una risposta facile, né univoca.

La democrazia può nascere spontaneamente o può essere imposta da una superiore gerarchia di globalizzazione dei diritti.

Da una parte, la Storia ci ha insegnato che la democrazia è il frutto maturo della cultura e del complesso percorso di un popolo. Sebbene talvolta sia figlia di un rovesciamento repentino esso non è quasi mai inaspettato perché deriva da una lenta maturazione nelle coscienze. È una sorta di insopprimibile necessità che i popoli sentono nascere nel tempo e coltivano con cura, talvolta senza saperlo.

Dall’altra parte, ci si interroga sul principio secondo il quale ogni Paese può essere lasciato “libero” di marcire nella dittatura finché da solo decida di diventare democratico.

È umanitario e corretto che i Paesi democratici condividano commerci e sorrisi con i vati dittatori senza preoccuparsi se a casa loro fucilano, impiccano o torturano gli oppositori? E tutto questo in attesa della democrazia endogena che verrà. Questo diverso approccio appare ai nostri occhi meno sgradevole?