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(Parigi, 10 dicembre 2015) – I cambiamenti climatici sono la grande sfida di oggi. In questi giorni più che mai, i riflettori sono puntati su impatti e soluzioni di tale questione globale. Nella cornice della Conferenza sul Clima di Parigi (COP21) in corso, i governi di oltre di 180 Paesi hanno annunciato piani per la riduzione delle proprie emissioni e per l’adattamento agli impatti del clima che cambia. Realtà locali, aziende pubbliche e private, attori della società civile si stanno mobilitando per dare il proprio contributo alla lotta ai cambiamenti climatici.

“Multi-level Climate Governance: an integrated Analysis of National, Regional and Local Policies” è il titolo del side-event ufficiale della COP21 organizzato ieri, 9 dicembre, dalla Fondazione Eni Enrico Mattei, l’Università Bocconi, e l’Università di Edimburgo. L’evento, che ha avuto luogo presso Le Bourget – sede della COP di Parigi – ha promosso una discussione sull’insieme delle politiche e delle misure per il controllo del cambiamento climatico a diversi livelli di governance, partendo da quelle nazionali per arrivare a quelle regionali ed urbane.

Come evidenziato dal Prof. Carlo Carraro, direttore scientifico della Fondazione Eni Enrico Mattei, vista la grande eterogeneità delle misure intraprese o proposte da parte di ogni singolo Paese, gli strumenti per la valutazione della loro attuazione ed efficacia ricoprono un ruolo cruciale nel nuovo accordo.

Il Prof. Edoardo Croci, direttore della ricerca dello IEFE – Istituto di Economia e Politica dell'Energia e dell'Ambiente (Università Commerciale Luigi Bocconi) e Benedetta Lucchitta, ricercatrice allo IEFE, hanno evidenziato l’enorme potenziale dei soggetti sub-nazionali nel contribuire allo sforzo globale di mitigazione e nell’ottimizzare la pianificazione energetica, parlando in questo contesto di “governance multilivello”.

Scott Barrett, professore alla Columbia University, riflettendo sull’efficacia e l’efficienza dei negoziati di Parigi, ha sottolineato il fatto che “qualunque sia l’accordo che si raggiungerà, non sarà abbastanza”. Parigi è un primo passo, ma ci sarà bisogno di decisioni più radicali in futuro, sulla base di quanto ottenuto in questa sede.

Il Prof. Massimo Tavoni, ricercatore associato della Fondazione Eni Enrico Mattei e professore al Politecnico di Milano, ha valutato gli impegni di mitigazione proposti da ciascun Paese (nell’ambito dei cosiddetti INDCs – Intended Nationally Determined Contributions) in termini di efficacia, efficienza ed equità. “Se gli INDCs andassero a scuola, la pagella riporterebbe 6/10 in efficacia (se implementati, gli INDCs porteranno a investimenti significativi in energie rinnovabili ma, se si vuole contenere l’aumento della temperatura entro i due gradi a fine secolo, si dovranno trovare le giuste vie per intensificarli nel lungo termine), 5/10 in efficienza (gli obiettivi di riduzione delle emissioni potrebbero essere raggiunti con un costo inferiore di quanto previsto) e 7/10 in equità (ovvero nella distribuzione dei costi di mitigazione tra diversi Paesi e regioni).

I benefici legati alla tutela dei servizi ecosistemici sono stati oggetto dell’intervento della Prof.ssa A. Arneth (Karlsruhe Institute of Technology), che ha evidenziato come il servizio offerto dalle foreste vada ben oltre quello di immagazzinare la CO2. 

Il Prof. C. Kennedy (University of Toronto) ha infine parlato di strategie di mitigazione nelle zone urbane, aspetto di grande rilevanza in un mondo che muove verso una sempre più intensa urbanizzazione.

A concludere l’evento Giandomenico Magliano, Ambasciatore Italiano a Parigi, che ha appoggiato il ruolo degli INDCs e sottolineato l’importanza dell’azione per il clima, in grado di portare benefici in ambito ambientale, sociale ed economico.

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