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La lotta tra i grandi protagonisti di un tempo e i nuovi micropoteri che li sfidano in ogni ambito dell’azione umana. Una contrapposizione che puo’ sfociare nel rovesciamento dei tiranni o nell’eliminazione dei monopoli, ma anche condurre al caos e alla paralisi.

Affronta tutto questo nel suo ultimo saggio Moises Naim, ‘La fine del potere’ (Mondadori, pp. 394, euro 20), che sara’ presentato a Milano, mercoledi’ 19, alle 12, presso la Fondazione Eni Enrico Mattei.

A discuterne con l’autore, l’ad dell’Agi Gianni Di Giovanni e il giornalista Carlo Rossella. Per l’analista venezuelano, direttore per circa un decennio di "Foreign Policy", l’immagine di un’elite del potere e’ soltanto un mito sempre meno realistico. Il potere non solo si sta spostando, da Ovest a Est e da Nord a Sud, ma sta anche diventando sempre piu’ effimero, piu’ facile da conquistare ma anche piu’ semplice da perdere. Nel sottotitolo e’ chiaro che non si tratta solo del potere politico: perdono influenza globale le superpotenze, le istituzioni sovranazionali, i mass media, i colossi industriali. A questa conclusione arriva Moises Naim nel suo libro. Che parla di fatti concreti che sono sotto gli occhi di tutti: nel 1977, ben 89 paesi erano governati da autocrati mentre oggi la meta’ della popolazione mondiale vive in regimi democratici; nella seconda meta’ del 2010 i primi dieci fondi speculativi del mondo hanno registrato profitti superiori a quelli complessivi delle sei banche piu’ importanti. Chi detiene il potere lo conserva erigendo barriere, ma oggi le forze rivali smantellano quelle barriere piu’ rapidamente e facilmente che mai. Per poi scoprire, una volta conquistato il comando, la loro stessa vulnerabilita’.

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