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Il rapido innalzamento della temperatura dovuto all’emissione di gas causa dell’effetto serra, nel 2030 potrebbe costare al Trentino-Alto Adige fino a 500 milioni di euro l’anno in termini di danno al turismo invernale. L’impatto dell’effetto serra nell’aerea alpina italiana nel caso di una crescita di quattro gradi della temperatura avrebbe come causa diretta la riduzione dell’ 82% delle stazioni sciistiche delle Alpi. A dirlo è stata Alessandra Goria, ricercatrice alla Fondazione Eni Enrico Mattei, durante la conferenza ‘Cambiamento climatici delle Alpi: strategie e buone pratiche a confronto’ nell’ambito dell’evento "Climatica…mente cambiando – Trentino Clima 2011".

"Sono circa 30 miliardi le tonnellate di CO2 annue che emettiamo oggi a livello planetario nell’atmosfera quindi è d’obbligo mitigare ma anche adattarsi è inevitabile – ha argomentato Goria -. Ci aspetta uno scenario di un mondo con +2 gradi, soglia massima di aumento della temperatura accettata dalla comunità politica internazionale, dove i danni attesi sono molti: gli ecosistemi rischiano l’ estinzione delle specie fino al 30%, alto il rischio di inondazioni, le coste saranno più vulnerabili per l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione andrebbe avanti, la salute dell’uomo sarebbe danneggiata con cambiamenti nei vettori delle malattie come la malaria".

Ma cosa fa l’economia? "Da un lato mitiga per ridurre le emissioni, dall’altro si adatta per ridurre i danni. Il problema – ha sintetizzato la ricercatrice – è trovare le risorse e valutare sinergie tra le due azioni. Il ‘Green climate fund’ istituito a Cancun nel dicembre 2010 prevede di arrivare al 2020 con 100 miliardi di dollari annui per l’adattamento e la mitigazione. Ma bisogna generare queste risorse. Le alluvioni in Italia sono costate nel corso dell’ultimo secolo 25 miliardi di euro e il processo di desertificazione in Italia si stima possa costare fino a 400 milioni di euro per le aree irrigate".

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