On March 11, 2011, an earthquake of magnitude 9.0 occurred in the Pacific Ocean off the coast of Japan’s Tohoku region. The quake shook the ground as far away as western Japan and lasted for several minutes. A half hour later, a tsunami of unprecedented force broke over 650 kilometers of coastline, toppling sea walls and other defenses, flooding more than 500 km2 of land, and washing away entire towns and villages.

The devastation left some 20,000 people dead or missing, with most of the deaths caused by drowning. The tsunami leveled 130,000 houses and severely damaged 260,000 more. About 270 railway lines ceased operation immediately following the disaster, and 15 expressways, 69 national highways, and 638 prefectural and municipal roads were closed. Some 24,000 hectares of agricultural land were flooded. The areas worst hit were the Fukushima, Iwate, and Miyagi prefectures.

What can the 2011 Great East Japan Earthquake teach to Italy and Europe?

The Great East Japan Earthquake was the first disaster ever recorded that included an earthquake, a tsunami, a nuclear power plant accident, a power supply failure, and a large-scale disruption of supply chains. Other countries can protect themselves from major disasters by adopting—and adapting as necessary—some of the measures taken by Japan, and by understanding the strengths and weaknesses of Japan’s response to the Great East Japanese Earthquake (GEJE).

“Learning from Megadisasters”, a knowledge-sharing project sponsored by the Government of Japan and the World Bank, is collecting and analyzing information, data, and evaluations performed by academic and research institutions, nongovernmental organizations, government agencies, and the private sector—all with the objective of sharing Japan’s knowledge on disaster risk management (DRM) and post disaster reconstruction with countries vulnerable to disasters.

Download the Executive Summary of Knowledge Notes “Learning from Megadisasters”

Working language Italian.

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“Imparare dai Megadisastri” – Cosa Possono Insegnare all’Italia e all’Europa il Terremoto e lo Tsunami del 2011 in Giappone?

L’ 11 marzo 2011, un terremoto di magnitudo 9 si verifica nell’Oceano Pacifico al largo della costa orientale del Giappone. Il Great East Japan Earthquake dura diversi minuti e scuote la terra persino nella parte occidentale dell’isola. Mezz’ora dopo, uno tsunami senza precedenti irrompe su oltre 650 chilometri di costa giapponese, distruggendo la maggior parte delle dighe e delle difese esistenti, inondando più di 500 km2 di suolo, e spazzando via intere città e villaggi. L’evento catastrofico provoca circa 20.000 morti o dispersi, livellando circa 130.000 case e danneggiandone gravemente più di 260.000; circa 270 linee ferroviarie cessano di funzionare immediatamente dopo il disastro, così come 15 autostrade, 69 strade nazionali e 638 comunali, mentre circa 24.000 ettari di terreni agricoli vengono inondati. È stato  il primo disastro mai registrato che includesse allo stesso tempo: un terremoto, uno tsunami, un incidente ad una centrale nucleare, un’interruzione della rete elettrica, e una perturbazione su larga scala delle catene di fornitura.

Come è noto, tutte le coste del Mediterraneo sono anche esse a rischio maremoto a causa dell’elevata sismicità e della presenza di numerosi vulcani attivi, emersi e sommersi. Negli ultimi mille anni, lungo le coste italiane in particolare sono state documentate varie decine di maremoti, alcuni dei quali distruttivi, che potrebbero oggi replicare alcuni aspetti della tragedia avvenuta in Giappone.

Cosa può insegnare all’Europa e in particolare all’Italia l’esperienza del Giappone in materia di gestione del rischio e delle fasi di ricostruzione post-disastro?

I 3 relatori forniranno prima un quadro ampio della tematica, per poi rispondere a questa importante domanda. I lavori sono organizzati come segue.

Stefano Tinti dell’Università di Bologna, uno dei massimi esperti del tema a livello Europeo, aprirà i lavori facendo il quadro sul rischio Tsunami in Italia e nel Mediterraneo.

Federica Ranghieri della Banca Mondiale illustrerà quindi le principali conclusioni del rapporto "Learning from Megadisasters”  un progetto promosso dal governo del Giappone e dalla Banca Mondiale che mira a raccogliere e analizzare le informazioni, i dati e le valutazioni effettuate da istituzioni accademiche e di ricerca, organizzazioni non governative, agenzie governative e dal settore privato – il tutto con l’obiettivo di condividere l’esperienza del Giappone in materia di Disaster Risk Management (DRM) e gestione delle fasi di ricostruzione post-disastro.

Infine, Scira Menoni del Politecnico di Milano concluderà il pomeriggio illustrando il quadro sul tema della gestione delle rischio e delle catastrofi a livello Europeo e nazionale, in particolare riferimento al sistema della Protezione Civile, segnalando eccellenze e lacune, e laddove alcune delle lezioni imparate dal Megadisastro in Giappone possano essere agevolmente replicate, anche in un contesto di grave crisi economica come quello attuale.

 
Agenda

16.45: Registrazione

17.00 – 17.30: "Megadisastri: il rischio Tsunami in Italia e nel Mediterraneo", Stefano Tinti – Università di Bologna

17.30 – 18.00: "Imparare dai Megadisastri: the Great East Japan Earthquake", Federica Ranghieri – Banca Mondiale

18.00 – 18.30: "Responsabilità e conoscenze condivise per la prevenzione e la gestione dei rischi in Italia e nel contesto Europeo",  Scira Menoni – Politecnico di Milano

18.30 – 18.45: Domande e dibattito

18.45  Fine lavori

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